Anche quest’anno l’Isis Paschini Linussio ha ospitato presso il Cinema David di Tolmezzo il Festival della Filosofia Mimesis che ha visto come protagonisti Tommaso Ariemma, docente di Estetica presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce, e Damiano Cantone, docente di Filosofia e teoria dei linguaggi presso l’Università di Udine, che si sono confrontati sull’utilizzo del linguaggio da parte dell’IA e sulla capacità creativa, critica e immaginifica dei videogiochi al confine tra intrattenimento e filosofia.

Dopo una breve introduzione da parte della dottoressa Sara Nocent riguardante il percorso di laurea triennale in Filosofia e Trasformazione Digitale, presso il Dipartimento DIUM dell’Università di Udine, la parola è passata al professor Damiano Cantone. Il suo intervento mirava a sottolineare il funzionamento dei modelli linguistici, vale a dire i sistemi di intelligenza artificiale che elaborano e generano testi con determinati linguaggi (chatbot). Nonostante le enormi potenzialità di tali modelli linguistici, il professore ha evidenziato quanto l’assenza di un contesto, la mancanza di un fine e di una motivazione, così come l’assenza di un destinatario definito, risultino essere il principale discrimine tra i testi generati dalla mente umana e i testi ideati dall’intelligenza artificiale. Per supportare questa tesi, il professor Cantone ha esposto l’interessante esperimento mentale della stanza cinese, proposto per la prima volta da John Searle, filosofo americano, che ha dimostrato come i modelli linguistici seguano semplicemente istruzioni, senza comprendere il significato semantico dei simboli con cui trasmettono le informazioni richieste.

Nella seconda parte del seminario il prof. Tommaso Ariemma ha evidenziato la profonda connessione tra la tradizione filosofica occidentale e la realtà dei videogiochi. Il videogioco infatti non è solo divertimento e passatempo, ma è un’esperienza virtuale complessa che affronta problemi morali e che si svolge secondo una narrazione logica nella quale ogni nostra mossa sul videogioco rappresenta una scelta etica che può essere analizzata e studiata secondo canoni morali. I concetti filosofici di vita e morte, libertà e giustizia si realizzano tutti in un videogioco fino ad arrivare a dire che il mito della caverna  di Platone rappresenterebbe un ideale narrazione di gaming in quanto rappresenta il tentativo dell’uomo di uscire dalla caverna, raggiungere la verità e quindi vincere una sfida, come accade spesso in un videogioco. Naturalmente come ogni strumento tecnologico deve essere utilizzato con moderazione e con capacità critica ricordando che non è lo strumento tecnologico da condannare ma l’utilizzo errato che ne facciamo.

Matteo Roia, 5^ALS